lunedì 28 novembre 2011

Rapping & Mcing: THE BEGINNING

L’arte del fare rap, nasce dopo quella del turntablism.

Il rapping infatti iniziò proprio dai Dj’s. Il primissimo fu Kool Herch, considerato l’iniziatore di tutta la cultura hip-hop ed in particolare del djing. Siamo negli ultimi anni '70.



Egli, iniziò a scrivere i primi versi sul pezzo “Hustler’s Convention” dei “Last Poets” , poi adottato dal celeberrimo gruppo “Kool & the Gang”. >>







Herc, non faceva altro che incitare la folla e dire qualcosa al microfono a tutte le persone che erano presenti nella sala dove suonava. Nulla di più. Queste risultano essere le radici del rap.
Il primo però a scrivere veri e propri versi in rima fu il dj GrandmasterFlash, imponente iniziatore della cultura. Il primissimo in rima fu: (la traduzione non risulta in rima, ovviamente!)”socializzate, tutti quanti, vogliamo farvi capire che siamo capaci di dirigere e ipnotizzare questo bisogno contagioso di ballare”.
Prese il microfono e lui stesso recitò questo verso, perché nessuno voleva farlo al posto suo.
Egli afferma che” l’intrattenimento vocale diventò necessario per tenere il pubblico sotto controllo, e perché la gente continuasse a ballare”.


Poi ci fu James Brown con le sue esortazioni come in “Give it up and turn it loose”(qui a lato), dove, se ascoltate bene, ci sono intere frasi urlate che appunto, risultano come veri e propri incoraggiamenti a ballare e divertirsi.
James Brown in ogni caso, anche se sicuramente fu un iniziatore, non può di certo essere considerato un Mc od un rapper. Il suo in ogni caso sembrava un perfetto accompagnamento per quel tipo di basi musicali così funky: egli esortava il pubblico a fare attivamente parte della musica ed il ritmo veniva quindi enfatizzato dato che ogni sillaba di ogni parola era recitata sul tempo della melodia.
In conclusione, i 2 primi Mcs, Kid Creole e Melle Mel con il loro stile più percussivo, iniziarono a sparare a raffica brevi parole, formando intere frasi in rima perfettamente sposate alla base musicale e quindi al beat.
Ecco quindi il punto di partenza per ogni futuro Mc della terra.
Era nato il rapping.

I Djs dunque alle jam session, sfruttando nuove tecniche di turntablism, proponevano agli Mc sempre nuovi breakbeats su cui essi potevano sfogare la loro creatività attraverso la potente parlantina, le rime baciate, le allitterazione e le assonanze.

Prima delle vere e proprie canzoni scritte per il mercato musicale, il rapping è nato come lotta vocale, a suon di parole. Un Mc più vinceva e più otteneva rispetto in tutto il quartiere o a New York, nell’intero Bronx.

Dal bronx di New York quindi, il rapping investì l’intero globo, e quindi anche l’Italia, anche se molto in ritardo. Nella nostra nazione il rapping arrivò infatti tardi, circa verso la fine degli anni ’80 – primi anni ’90. Tra i Djs si ricorda di sicuro Dj Skizo.
In modo molto più deciso il rap si stabilì  verso il ’93-’94 grazie ai Sangue Misto (Neffa, Deda e Dj Gruff).

Tra le diverse jam session a cui ho partecipato in tutti questi anni, una di quelle che più mi è rimasta dentro è sicuramente la serata Broken Dreams a Padova, dove ho potuto apprezzare dal vivo Dj Gruff, che  è anche un Mc, e Skizo…il trionfo dell’hip-hop italiano! Sul mio canale di YouTube ho caricato questi due video:



Ecco delle persone che hanno fatto la storia del rap in italia visti con i miei occhi…meritano!






Eleonora

sabato 26 novembre 2011

Urban Suite

Per stasera vi ricordo l'appuntamento, con Urban Suite, il programma di black music che ascolto ogni sabato sera alle 19.50
E' molto bello, leggero ed interessante. Presenta Irene Lamedica, dando nozioni più o meno approfondite su tutta la cultura. Dall'old school ai giorni nostri. Dal jazz al blues, passando per il soul, il rap e l'hip-hop!
Insomma un misto di cultura e musica che non fa assolutamente male!
Stasera, capita a fagiolo, l'intervista ad Erykah Badu...


                              "IN ESCLUSIVA A RADIO2

Dal suo esordio con "Baduizm" (1997), al secondo capitolo della serie "New Amerikah (2010), Erykah Badu  si è affermata
come la regina incontrastata del movimento neo-soul, che vede tra gli altri protagonisti artisti come D'Angelo, Lauryn Hill, Bilal, Musiq, Jill Scott, The Soulquarians.
Per la prima volta in Italia, ai microfoni di Radio 2, Erykah  racconta la sua visione artistica, parla della sua filosofia e del suo pensiero politico.
Non perdetevi l'intervista in esclusiva. 
In onda Sabato alle 19.50 all'interno del programma Urban Suite condotto da Irene Lamedica aka Soulsista".

Spero l'ascolterete insieme a me, così conoscerete meglio questa magica artista che mi sta particolarmente a cuore, ascoltando direttamente dalla sua voce tutto ciò che ha da dire.
Buon ascolto, buon UrbanSuite e buon fine settimana...


UrbanSuite - Radio 2 - tutti i sabati h. 19.50


Dal sito:


“Da Stevie Wonder a John Legend - Da Curtis Mayfield a Kanye West - Dai Parliament a Snoop Dogg, Urban Suite è il sacro e il profano che convivono, è cultura e intrattenimento, é la rappresentazione della realtà da un punto di vista hip hop vissuta con tutta la sensibilità e la raffinatezza che il soul ha saputo offrire nella sua storia ed evoluzione. Beat innovativi, suoni potenti, tanto stile e molta sensualità per un viaggio in prima classe. Se la musica é un lusso a cui non si può rinunciare, quello che Urban Suite offre é cibo per l'anima, per il corpo e per la mente”.




Eleonora

venerdì 25 novembre 2011

Campionature e Beatboxing

Ancora prima di parlare dell’Mcing credo sia meglio delucidare diverse questioni: per prima, quella della campionatura delle musiche, e poi quella del beatboxing.

L’Mc infatti, ovvero il “master of ceremonies” (maestro delle cerimonie), per poter rappare, ha spesso(non sempre) bisogno di una base su cui compiere le sue rime.

Ecco allora che subentra il Dj, che attraverso l’arte del turntablism, utilizza i dischi come fossero strumenti musicali. Arte facente parte del turntablism è anche lo scratching, cioè il muovere il disco in vinile dalla parte opposta dalla quale gira, creando quindi suoni differenti e portando cambiamenti alla base musicale. Quella dello scratching è una vera e propria arte!  I primi Dj che hanno inventato il turntablism e lo scratching sono sicuramente  Dj Kool Herc, Afrika Bambaata e Grandmaster Flash, di cui parlerò più avanti…facciamo pian pianino!

Da qui comunque avviene la campionatura delle musiche: il Dj prendeva basi del passato e ci mixava qualcosa di nuovo. Con il passare degli anni, questa tendenza della campionatura si è evoluta, insieme alla tecnologia. Ora infatti non troviamo più il Dj, ma un vero e proprio “beat maker” che crea vere e proprie basi grazie all’utilizzo di dischi, campionatori, drum machine e ovviamente del computer!
Ecco alcuni esempi di basi originali, e di campionature, nella musica del giorno d’oggi!


                   Primo esempio: Flamingos vs. Fugees



             Secondo esempio: Peebles vs. Missy Elliott  



Terzo esempio (quello che prediligo! Adoro la canzone e il video, uno dei miei preferiti in assoluto, di Janet): Joni Mitchel vs. Janet Jackson






E che dire del beatboxing?
Beh, che arte rara e unica! Letteralmente significa “scatola di battute” ed è quella capacità di creare i suoni più simili agli strumenti musicali come percussioni e non solo, con la voce!
La beatbox è in realtà una vera e propria macchina meccanica in grado di creare delle battute musicali e sessioni ritmiche.

Quest’arte nasce insieme alle altre specialità, nelle strade. Questa in particolare serviva per creare delle basi musicali agli Mc, dato che non c’era la possibilità di avere uno stereo sempre con sé. Ecco quindi la nascita dell’human beatboxing, dato da suoni non solo provenienti dalla bocca ma anche dal naso e dalla gola. Suoni gutturali e nasali insieme, per creare i più favolosi suoni e sempre più simili alle basi strumentali dei Dj! Pazzesco…

Uno dei più grandi beat boxer della storia è di certo Rahzel. Ho avuto la fortuna di vederlo in concerto al mio primo Mc Hip hop Contest, a Jesolo. Avevo solo 14 anni e non sapevo molto da che parte ero girata all'epoca, ma mi ricordo perfettamente quando l’ho ascoltato…era una cosa assurdaaa!
Ha fatto un concerto interamente di beatboxing…sconvolgente e sicuramente da sentire una volta nella vita!
Lì si che c’erano ospiti che meritavano veramente! Rahzel…se ci penso ora, quasi non ci credo!
Purtroppo non ho foto dell’evento perché avevo solo fatto foto in analogica...e non so nemmeno dove siano finite! Vi propongo intanto un video di Rahzel da YouTube, giusto per farvi un’idea di quello che sto dicendo!







Eleonora

giovedì 24 novembre 2011

L'Hip Hop e le sue 4 specialità

Prima di approfondire molti aspetti di questa favolosa cultura, ho pensato che fosse meglio chiarire alcune cose fondamentali.

Siccome ho iniziato già a parlare di album e cantanti, di moda ed esperienze personali, è meglio che faccia subito, o mai più, questo post, per fondare delle solide basi su cui poi costruire altri discorsi (in cui darò per scontato quello che sto per dire).

Come forse già sapete, l’hip-hop si divide in 4 categorie: Writing (ve ne ho già parlato nel precedente post Graffiti-Writing), Djing, Mcing e B-Boying.

Approfondirò ognuno degli elementi rimanenti, quindi Djing, Mcing e B-boying nei post successivi.

Prima di intraprendere questo viaggio vorrei però porre una questione sul discorso generale.
Ascoltando l’altro giorno un programma radiofonico di cui più avanti vi parlerò più dettagliatamente, la conduttrice ha esordito dicendo:  cos’è che diversamente da idee politiche, condizioni economiche e religioni ci unisce invece di separarci?





Hip-Hop,
it’s bigger than religion
Hip-Hop
it’s bigger than my niggas
Hip-Hop
it’s bigger than the government





La Badu attraverso il testo di questa canzone “The Healer”, dice di aver girato il mondo e aver visto in tutto il mondo i segni riconoscibili di questa cultura ovunque,
 tra i giovani e non solo. Per moda e non solo.

Oltre a questo l’Hip-Hop è una cultura che unisce, da molti è considerata una forma di aggregazione e spinge gli uomini a trovarsi e a condividere non solo un aspetto della vita, ma moltissimi.

La Badu quindi dice: “l’hip-hop è più importante della religione, del governo e della mia stessa gente”.

Forse esagera, ma come sappiamo questa cultura ha modificato molte cose nelle vite di ognuno di noi: dalla musica, al teatro, alla danza, alla moda, alla poesia e alla letteratura, alla fotografia, alla pittura e al cinema.

Questo movimento è grandioso se ci pensate, ed è considerato uno dei movimenti di più vasta portata degli ultimi tre decenni.

L’Hip-Hop è entrato nelle case di tutti. C’è chi ce l’ha fatto entrare consapevolmente e chi inconsapevolmente. Il fatto e che c’è dappertutto. Chi ad esempio non ha un capo che si ispira alla moda hip hop nell’armadio? Quale vero amante della musica non ha un disco di black music nel proprio mp3 o tra i propri dischi? Chi non ha mai visto ballare un B-Boy o sentito uno scratch su un disco o rappare un Mc o visto dei graffiti su un treno? CHI?!?!

Anche se questa gente non ha niente a che fare con questa cultura, questa è entrata nei meandri più nascosti di tutte le nostre vite, e questo è l’importante!
Quando balliamo abbiamo una grande responsabilità…abbiamo una storia da portare avanti e dobbiamo fare di tutto per tenerne alto il nome…

Per concludere, vi lascio con una canzone sempre della Badu. Anche questa ha un testo splendido e forse musicalmente vi piace di più…
Come avrete capito, amo con tutto il cuore questa donna! La dedico a tutti voi e a questa passione che condividiamo insieme!






Eleonora

mercoledì 23 novembre 2011

Marvin Gaye, #1 in hip-hop fashion

Come iper appassionata di moda, non posso perdermi di certo questo!!!

Quanto ce n’è da dire sulla moda dell’hip-hop? Su questo comodo modo di vestire e su questo stile di vita?

Dovevo pur iniziare da quanche parte…e come fare se non partire da lui, il pioniere delle tute, delle magliette, dei pantaloncini e delle scarpe da ginnastica.
In realtà non ci si aspetta proprio che un uomo come lui             -------->>>>




possa essere diventato pioniere di questo modo di vestire così sportivo.
Invece si, se lo collochiamo a fine anni '60. Stufo del suo essere sempre stretto in abiti eleganti e scomodi, decide di dare una svolta alla sua vita dicendo stop alla cravatta e iniziando ad indossare vestiti completamente diversi!


Guardatelo poco tempo dopo:




Ed ecco che in poco tempo il suo modo di vestire diventa un modello da seguire. Un sacco di persone intorno a lui iniziano ad imitarlo. Da qui dunque, parte la moda del baggy style, cioè quella dell'indossare i pantaloni larghi.

Insieme a Marvin Gaye, c’era la tendenza nel bronx di ny e nelle periferie di Los Angeles, ma più in generale dei quartieri più poveri delle grandi città, di riciclare i vestiti tra i fratelli. La povertà era una piaga molto grande nelle periferie delle città più industrializzate, i vestiti rappresentavano il superfluo e quindi si passavano tutti gli abiti di fratelli in fratelli. Spesso dunque pantaloni, maglie e non solo risultavano larghe per colpa delle diverse corporature, o semplicemente perchè ai più piccoli stavano grandi i vestiti di chi li aveva in precedenza indossati.
Proprio da Marvin Gaye quindi, e da una realtà di povertà assoluta, partì la moda hip-hop che conosciamo oggi.

Negli anni '80 tuttavia l'hip-hop inizia a diventare un fenomeno di massa, e lo stile nel modo di vestire diventa fondamentale!
Nel bronx ad esempio lo stile più figo era il "black cool". Non potevano mancare quindi i tipici cappellini della Kangol ricoperti di pelliccia per l'inverno e di tela invece per l'estate. Il tutto veniva rifinito da scarpe Puma ma ancora meglio Adidas, impermeabili, catene e tutto ciò che di più vistoso c'era nel mercato, come le cinture con fibbie da sfoggiare alla grande!

Questo stile chiamato appunto "black cool" venne espresso al massimo livello da un gruppo che rappresenta uno dei capisaldi della old school: i Run Dmc. Con loro è la prima volta che l'hip hop raggiunge il milione di copie vendute e diventa una vera e propria moda.
Essi, oltre ad optare appunto per vistosi impermeabili, catene al collo e fibbie improbabili, lanciano l'uso delle adidas senza lacci (stile poco raccomandabile dato che fu preso dai penitenziari dell'epoca in cui era vietato legare le scarpe con i lacci).





Da qui, i Run DMC disegnarono una linea di scarpe per l'Adidas, e contemporaneamente mandarono fuori la canzone "My Adidas" facendo entrare nelle case l'hip-hop oltre che come cultura e modo di vivere, come un vero e proprio fenomeno di costume.


Il fratello di uno dei membri dei Run DMC, Run appunto, intraprese in futuro anche la creazione dell'etichetta Phat Farm.

A questo proposito, negli ultimi anni '80, Karl Cani, decise di fare dei vestiti appositamente per l'urban street wear, e fondò la sua etichetta, la Karl Kani, aggiungendo una K al posto della C del suo vero cognome. Ecco quindi che nasceva la prima etichetta fashion apposita per l'hip-hop.
Da Karl Kani nascono quindi nuove etichette come Fubu, Mecca, Ecko...
In seguito a questo fenomeno assistiamo alla creazione di etichette di vestiti anche da parte degli artisti hip hop come Jaz-Z, Wu-Tang Clan e altri.

Negli anni '90 continua la moda del baggy, portato senza cintura come i carcerati dell'epoca a cui era proibito indossarla. In questo modo quindi i pantaloni scendevano e risultavano più morbidi.
Lo stile degli anni '90 richiedeva maglietta bianca, camicia di flanella, converse all star. La danza quindi era anche più facile con questi vestiti comodi. Anche skater e altri (donne comprese) quindi, per comodità, optarono per questo look street.
Per le donne però con l'avanzare degli anni '90, lo stile diventa molto più raffinato e si rifà alle sfilate dei grandi stilisti grazie al fondamentale apporto di Aalyah e Lauryn Hill. Marchi come Tommy Hilfiger, Ralph Lauren, Donna Karan, Nautica e Calvin Klein erano irrinunciabili nei guardaroba dei veri rappers.

Nella scena dell'hip-hop del giorno d'oggi voglio ricordare 3 icone fashion: Pharrel Williams, Andre 3000 e Janelle Monae...li adoro!!!


Pharrel Williams in tenuta sportiva
Pharrel Williams in tenuta in stile collegiale

Andre 3000 ed il suo stile unico!

Janelle Monae...non servono commenti!


Con questo, credo che al giorno d'oggi non ci sia un vero modo di vestire l'hip-hop, una persona deve semplicemente sentirsi a proprio agio con i vestiti che indossa. Per la mia piccola esperienza, ed essendo passata per la moda hip-hop anni '90 con dei baggy abnormi e canotte iper attillate, per aver poi optato per uno stile più skater verso i 18 anni, oggi come oggi mi sento a mio agio in abiti molto più stretti, femminili e anni '80...


Alla fine l'hip-hop è un insieme di un sacco di cose, no? L'importante è sempre essere se stessi, nonostante le mode!!




Eleonora

lunedì 21 novembre 2011

Erykah, oh my girl!

Beh, che dire della mia “donna multiplatino”??

Nulla, perchè questo è proprio l'effetto che ti fa quando l'ascolti: ti lascia letteralmente senza parole!

Ho avuto la grande fortuna di scoprirla con il suo album di debutto, Baduizm, sempre presente nella mia playlist. E' come una droga: quando inizi ad ascoltarla non puoi più farne a meno! Questo in particolare, un autentico spettacolo di disco.

Questo come "Phrenology" è uno di quei cd che non ti stanca mai, che non ti resta che consumare a forza di ascoltarlo, e uno di quegli album da vivere a 360°, che è giusto quando hai voglia di ballare, quando hai voglia di rilassarti, quando hai voglia di sfogarti e quando hai voglia di piangere.

Lo stile di Erykah Badu quindi, è di lei che sto parlando, non è unilaterale, anzi!
In lei troviamo si solo lo stile "black", ma possiamo sentire ed apprezzare le sue diverse sfumature jazz,soul, r&b e rap.
Lei è la classica artista iper ecclettica ed affascinante che t'incanta con la sua voce.

Si, la sua voce è decisamente Soul, ma questa è un'etichetta oggettiva. Ma se non si conoscesse bene questo tipo di musica, ti verrebbe comunque da dire che la sua voce è Soul...perchè la sua voce deriva proprio dall'anima, ti stordisce e  ti emoziona in un modo incredibile, fino a commuoverti.

Posso dire tutto questo perchè il 21 Luglio di quest'anno ho potuto vivere sulla mia pelle quest'esperienza unica, a Milano. Finalmente ho non solo assistito ma soprattutto partecipato al suo concerto al "Milano Jazzin' Festival".

E' stato il miglior auto-regalo di compleanno di tutta la mia vita!!!

Intanto sono rimasta un sacco stupida dal pubblico di ascoltatori...tutti sicuramente più vecchi di me!
Gente di ogni tipo, dall'impiegato, all'imprenditore, alla donna amante della musica, al ballerino, all'hiphopparo, al musicista... era bellissimo! Mi sentivo a mio agio in mezzo a tutta quelle persone che sembrava non centrassero nulla tra di loro, ma si sentiva che avevamo in comune tutti la stessa passione per quella musica...l'unica veramente che si può chiamare tale, a mio avviso.

Già super gasata per il fatto di essermi conquistata un biglietto in terza fila, non avrei mai pensato di poterle stringere la mano o sentire la sua voce non dalle casse del concerto ma dalla sua bocca, la sua voce non filtrata dall'amplificatore, a pochi centimetri da me!     
Così:            


Proprio così... a concerto iniziato, la platea era organizzata con sedie, compartimenti e file ben definite.

Davanti a me c'erano delle donne che stavano iniziando a ballettare qualcosa, volevano lasciarsi andare ma non potevano perchè eravamo seduti.
Si sentiva nell'aria il bisogno di lasciarsi andare, di ballare, ma non si poteva.

Ad un certo punto una tipa si alza in piedi e inizia a ballare da sola, perchè non ce la faceva proprio più..ma poi si risiede.

Quindi, dopo l'apertura del concerto e alcuni pezzi dei più famosi che le hanno fatto conquistare i "platini", dice: "C'mon, come closer!"...oh, manco l'avesse detto!!! hai visto un'ondata di gente che in tempo zero mi camminava praticamente sulla testa per poter arrivare alle transenne a bordo palco!
Ahahahahahah! Preso su tutto ciò che avevo in fretta e furia, e realizzato ciò che aveva detto (ci sono arrivata perchè ho visto gli altri che andavano sotto il palco..sennò io ero ancora lì seduta a sentire la canzone...:) ) mi sono avvicinata alle transenne anche io..e grazie alla mia altezza, mi hanno fatto passare davanti e sono arrivata davanti al suo viso.

L'atmosfera era da brivido puro, non c'è che dire.

Devo sicuramente dire grazie di questo ancora una volta a Marisa Ragazzo, che mi ha fatto scoprire attraverso i cd delle lezioni quest'artista indescrivibile.

Poi Erykah, che donna!!!Che stile!
Ha fatto il suo ingresso in scena con un tipico vestito africano, per poi toglierselo e lasciare spazio a un completino, che tutt’ora mi sto ancora chiedendo cosa fosse!
Guardate qui sotto i 3 step... :D che personaggio!

Abito tipicamente africano

inizia a toglierselo lasciando intravedere il nuovo e definitivo abito mentre canta

Eccola qui a bordo palco, prima di avvicinarsi alle transenne nel suo totale splendore!


Insomma, un mito di donna, e poi divertente, faceva un sacco di facce apposta mentre cantava e spesso faceva sorridere il pubblico che l’ascoltava.


Dopo il suo album di debutto "Baduizm" ho preso gli album "Mama's Gun" e "New Amerikah Part 2" del 2010.

Purtroppo gli altri mi mancano, ma non m'interessa. L'unica cosa che so è che d'ora in poi la inseguirò in qualsiasi concerto (relativamente raggiungibile) pronta ad emozionarmi ancora e ancora...fidatevi, ascoltarla in un cd è assolutamente riduttivo!
Ciò che ti sa dare la sua voce dal vivo, la band e tutto il contesto, è assolutamente UNICO! Inseguitela con me...

Per ora comunque, accontentatevi di sentire questo video caricato su YouTube.
E’ un video mio, quindi potete ben capire le emozioni che ho vissuto.
Ancora adesso nel rivederlo mi gorgoglia la pancia…

E’ il video dell’ingresso in scena di Erykah…se ascoltate bene si sentono le emozioni delle persone intorno a me, c’è chi urla da lontano un “ti amo” e ci sono urletti continui. Il video (purtroppo per voi) s’interrompe a inizio canzone…scusate, ma volevo godermelo totalmente…








Eleonora



domenica 20 novembre 2011

The Roots - Phrenology



Beh, che dire dell'album a mio avviso migliore del mondo? 
                                       WOW!
Questa è la reazione minima che una persona può avere nell'ascoltare questo album eccezionale.
Non so come mai, ma a 14 anni ho deciso di prendere questo cd, che data infatti l'uscita nell'anno 2002.
Il successo maggiore di questo album fu il celeberrimo "The Seed (2.0)" che chiunque deve ascoltare almeno una volta nella vita (se non l'ha già fatto)!!!
Band nata negli ultimi anni degli anni 80, i The Roots sono da me particolarmente apprezzati in quanto sono una delle poche "band" di hip hop a fare musica interamente suonata con strumenti veri e propri. La tendenza dell'hip hop è stata sempre quella di fare del rap su delle basi predefinite e lavorate a dovere da campioni di musiche passate, quindi campionate, mentre i The Roots sono sempre stati devoti a mantenere il loro stile musicale.


Nel loro album "Phrenology", dunque, io trovo sempre suoni nuovi, giri strumentali, ed è uno dei pochi album che interamente (e il discorso vale per ogni singola traccia), non mi stanca e non mi stancherà mai. Da sound punkeggianti ci si sposta in quelli più hip-hop, a quelli più rap, a quelli più soul (2 i featuring con Jill Scott)...insomma si trova proprio di tutto, ed ogni traccia dona brividi e passione pura. Poi sentire strumenti veri, niente suoni elettronici, niente di finto...tutto suonato con le mani e sudato con ore di prove...è mille volte più affascinante della musica elettronica, non c'è che dire!!!la musica di un tempo sì che era impregnata di ore di studi su studi sui strumenti, non sul computer! Con tutto il rispetto comunque per la musica elettronica eh! :)
Ma i The Roots sono uno di quei pochi gruppi rimasti, in grado di ridare tutto il gusto della vera musica, ed è veramente apprezzabile, data l'era dei computer che non si stanca mai di progredire!


Detto ciò non resta che dire: ascoltate questo favoloso cd, insieme a tutti quelli di questo gruppo certo, ma io a "Phrenology" ci sono particolarmente attaccata! è pieno di graffi e la confezione è indescrivibile da quanto spaccata è, ma rimane pur sempre il mio primo cd di Hip Hop americano originale e non masterizzato, e il primo ad avermi regalato vere emozioni!


Linko qui sotto la traccia numero 6. C'ho messo un sacco per trovarla sul web, ma alla fine ce l'ho fatta. Non so come mai ma è accompagnata da immagini di surf... -.-'!
Non guardatele...ma ascoltate. Io ancora adesso, dopo quasi 10 anni che ascolto questo cd e mi capita di sentire questa traccia, sento sempre nomi nuovi .


E' un appello-ringraziamento dei The Roots a tutti gli artisti che hanno contribuito alla cultura e alla musica hip-hop.


Nella frase iniziale infatti si sente: "...GIVE IT OUT RESPECT AND LOVE TO THE ARCHITECT TO DESIGN THIS CULTURE". 


A me fa venire i brividi!!!

The Roots, Phrenology, Waok (ay) Rollcall 




Eleonora

sabato 19 novembre 2011

Graffiti-Writing

Per molti anni sono stata a stretto contatto con questa realtà perchè sono stata insieme ad uno dei writer più attivi nel nord-est al tempo. Grazie a lui ho scoperto un'altro universo dell'underground: il graffiti-writing.
Sono sempre stata terribilmente affascinata da questo lato "nascosto" dell'hip-hop.
Dico nascosto perchè di solito i dj si vedono, i  ballerini anche, gli mc anche...perchè fanno tutti cose legali e diciamo che non fanno male a nessuno.
Anche i writers non fanno male a nessuno, ma non ho mai capito perchè stiano così antipatici alla legge!
Più che altro spesso e volentieri i telegiornali e le rubriche televisive o radiofoniche confondono il writing e le tags (le firme dei writers) con gli atti di vandalismo e le scritte inutili sui  muri delle città!
Ecco, un grandissimo errore!
Dietro il graffiti writing ci stanno delle persone normalissime, che svolgono la loro vita tranquillamente e spesso e volentieri non hanno proprio nulla a che fare con l'hip-hop, anzi!
Molti di loro hanno questa passione per affermarsi, con le tags, con i pezzi, ovunque!
Ogni luogo è perfetto per marchiare il loro territorio, e c'è dietro una strettissima legge che domina i diversi gruppi. Guai ad andare ad evadere la loro zona o sono guai amari.
La loro stazione è come se fosse la loro casa, la loro dimora, il nido della loro crew.
Prima di stare insieme ad un writer, mi chiedevo sempre come e quando scrivessero sui treni, se li avessi riconosciuti ingiro o alle jam a cui partecipavo.
Pian piano però sono entrata nel giro, e solo allora, quando li conosci veramente, sai riconoscerli.
Mi piace un sacco questa passione del graffiti writing e credo che molte città potrebbero lasciare spazi pubblici per abbellire il territorio con disegni che sono vere e proprie opere d'arte.
Anche se ai writers questo non va molto a genio. La legalità non gli piace proprio. Vogliono i pericoli, vogliono sfidare la polizia, vogliono addentrarsi nelle metropolitane e nei treni e fare le cose il più possibile sotto gli occhi vigili delle persone per il puro gusto di trasgredire alla legge!


Anni fa ho anche avuto la fortuna di andare ad un festival di graffiti writing a Mestre, il "meeting of styles"...se potete, andateci! C'è un'aria incredibile (da vernice spray) e l'atmosfera è assolutamente super street!!!


Purtroppo ovunque le leggi per questo tipo di vandalismo sono molto rigide e molto spesso i writers vanno in mezzo a rogne non indifferenti, ma quando ci escono, non demordono! E continuano a trasgredire e a marcare il territorio!

E' più forte di loro, non c'è verso!!! ma è proprio questo il bello....è un lato molto affascinante e sicuramente da conoscere di questa fantastica cultura che è come un calderone, che racchiude un sacco di ingredienti! Ma è la minestra più buona che io abbia mai assaggiato in tutta la vita! Ve la consiglio!

Per finire, vi dò intanto un nome nazionalmente (e non solo) molto importante e conosciuto...Secse.
Non linko nulla, andate e vedete!

Per accompagnare questo post, ascoltate bene le parole di questa canzone, una delle mie preferite nell'hip-hop italiano. Le parole sono vere e proprie esperienze di vita vissuta di un writer, per capire meglio, ascoltatela bene! 




Eleonora

venerdì 18 novembre 2011

Basquiat

Per iniziare al meglio, oggi dedico il mio post a quello che considero uno dei punti fondamentali della mia vita di appassionata di black music.
Un filo conduttore a forma di corona, mi accompagna ormai da quasi dieci anni.
Ricordo che la prima volta che, a 14 anni, ho visto il film "Basquiat", mi è rimasto inizialmente molto in mente per il rapporto dell'artista con la droga, che infatti lo portò definitivamente alla morte nel 1988. Nel film non ci sono particolari richiami al mondo dell'hip-hop in sè, ma "solo" all'arte urbana. Mi rendevo conto comunque che io stavo andando in direzione di alcuni elementi del film: tutto ciò che riguardava il rapporto con l'arte urbana, quindi la musica, la danza, i graffiti.
Questo filo conduttore, mi portò alcuni anni dopo a guardare in parte il film Downtown 81, sempre per caso, una sera che facevo zapping per tv.
Spesso si dice che non c'è due senza 3...e qui si riconferma la regola: anni dopo mi capita per le mani un volantino della Biennale di Venezia, a cui cerco di andare sempre. Con una grande corona di Basquiat in cima al flyer, compariva il titolo dello spettacolo : Le Roi - Liberamente ispirato alla breve ma lucente vita di Jean-Michel Basquiat, della DaCru dance Company e con coreografie di Marisa Ragazzo ed Omid Ighani, e come cita il sottotitolo, era interamente dedicato a Basquiat!!! Eccolo qui sotto:


Un anno dopo ho deciso (per diversi motivi) di intraprendere la scuola di questi due grandissimi coreografi ed insegnanti, che tutt'ora frequento e mi riempie ogni volta non solo di nozioni nuove, ma alimenta sempre di più la mia passione. Con mio grande stupore ho visto che anche la maggior parte dei loro eventi è marchiato con la "Basquiat Crown" e ne hanno fatto quasi il loro simbolo personale.
Da quando seguo questo "universo parallelo" della black music in generale, questa corona mi segue proprio dappertutto e riaffiora sempre da qualche parte nella mia vita. E' veramente incredibile se ci si pensa bene!
Per questo oggi voglio condividere uno dei quadri che penso possa riassumere la mia passione per Basquiat con la mia passione per la musica: il quadro di Satchmo, ovvero del grandissimo Louis Armstrong, visto da lui!!!Io credo sia a dir poco favoloso e iper innovativo!





La scritta sopra la testa di Louis riporta al nomignolo che spesso accompagnava il grande trombettista, Satchmo, che deriva da "Satchelmouth". Questo soprannome veniva dato ad Armstrong a causa della sua grande bocca e al fatto che quando suonava la tromba gli si gonfiavano in modo particolare le guance! 


Uno dei miei sogni nel cassetto rimane quello di vedere una mostra di Basquiat. So che c'era una mostra con qualche pezzo a Roma fino a luglio e anche alla triennale a Milano qualche anno fa mi sembra...però non ho mai avuto l'occasione per poter partire e andare purtroppo! Ora come ora ci sono collezioni ingiro per il mondo ma sono impossibilitata nel raggiungerle! In questi giorni e aperta da poco, una mostra molto bella Warhol - Basquiat è all'Arken Museum di Copenhagen...sarebbe bello farci un salto!!! Per ora mi accontento di informarmi al riguardo e non fermarmi mai!

giovedì 17 novembre 2011

17.11.2011



Ecco qui il mio primo blog, per condividere con chiunque la mia passione per la vita, per la danza, per la musica.
Ballo fin da quando sono bambina e fin da subito sono stata molto attratta dai suoni urbani, con bassi forti e ritmi incalzanti e potenti. Dal Funk anni ’80 – ’90 è nata la moda dell’hip hop.
Dico moda proprio perché all’inizio il boom l’ha fatto più che altro come nuova tendenza. Quando ballavo quella nuova danza, pensavo che volevo andare oltre, volevo saperne di più.

Così ho iniziato ad avvicinarmi alla cultura hip hop seriamente a 14 anni, dopo aver visto (a scuola, nell’ora di religione! Pazzesco…) il film “Basquiat”, lungometraggio biografico della vita di Jean Michel Basquiat considerato da molti uno dei primi artisti urbani e/o 
graffittaro.

Dal piccolo territorio della mia città, Belluno, e da alcuni Mc del luogo che proponevano il loro modo di sentire la musica hip hop, la mia curiosità ha iniziato a volere qualcosa di più, e ho inziato a frequentare sporadicamente live di hip hop italiano, dei più svariati artisti, da quelli più conosciuti fino a quelli più underground. Il tutto è stato rifinito dalla mia prima partecipazione all’” Mc hip hop world Contest”, che al tempo si svolgeva a Jesolo (ora a Riccione)! Da quando ci sono stata non ho più potuto farne a meno!!!La danza, l’arte, la musica, la passione! Un misto di emozioni indescrivibili che mi ha aperto gli occhi verso nuovi coreografi e ballerini da tutto il mondo!

Tutto quello che vedevo mi affascinava molto e sentivo come se tutto quello che guardavo e ascoltavo, mi fosse sempre appartenuto. Era quello che cercavo, e finalmente l’avevo trovato!

Sono rimasta molto attaccata alla scena dell’hip hop italiana fino all’età di 18 anni… considerando sempre e comunque anche le musiche che arrivavano da oltreoceano ma ovviamente molto più commerciali e sicuramente più adatte per la danza. Per l’ascolto comunque prediligevo il rap nazionale.

Superata la maggior età, e avendo ormai fiutato in alcuni universi dell’hip hop come appunto il rap italiano, la old school americana e la parte più commerciale, nella mia vita si sono presentate due fantastiche occasioni: in primis la possibilità di poter imparare ad insegnare danza e (due anni dopo) la frequentazione dell’”Mc Hip Hop School” di Marisa Ragazzo ed Omid Ighani, da me conosciuti al sopra citato “Mc Hip Hop Contest”. Li ho sempre considerati dei geni e da quando frequento con regolarità la scuola, ne sono sempre più convinta!

Con l’insegnamento dell’hip hop la mia ricerca musicale ha incominciato ad allargarsi ancora, perché non mi sentivo ancora appagata dalle mie conoscenze in questo campo.
Ho iniziato quindi a spolverare i vecchi vinili e il giradischi di mia mamma, e ho scoperto altri fantastici orizzonti della musica black che prima snobbavo (per crisi adolescenziale prediligevo suoni forti e cattivi come quelli del wu tang clan): il soul, il jazz, il funk….WOW! la miglior musica che io avessi mai ascoltato! Mi sono sempre pentita di averli rispolverati così tardi!!!
Ora come ora non posso più farne a meno, e nei momenti di relax non posso rinunciare ad un bel suono di jazz misto polvere sul vinile!
 Grazie al fondamentale apporto di Marisa e Omid ho scoperto anche l’universo della musica electro-funk, da me mai considerata prima!!!

Ormai quasi 2 anni fa, ho coronato anche uno dei miei sogni volando oltreoceano per andare nella Grande Mela dove ho frequentato tutti i giorni lezioni alla Broadway e all’Alvin Ailey, ancora una volta per portare la mia esperienza ai miei ragazzi a Belluno! In queste due spettacolari “scuole” di danza(termine comunque riduttivo per la loro portata), ho avuto la possibilità di fare lezioni con i più grandi coreografi di hip hop o street jazz del mondo! Alcune volte mentre ballavo con loro e mi rendevo conto del posto dov’ero  mi sono commossa per la grande emozione!
Ora come ora sto dedicando la mia vita quasi completamente alla scuola di danza, alle lezioni e a dare il massimo per far scoprire nuovi confini a chi viene a fare danza con me.
Qualche volta potrete vedere e commentare video di coreografie che faccio a lezione.
Non mi reputo per niente una brava ballerina, ma credo che dai miei balletti traspaia in ogni modo la mia passione, attraverso le persone che li ballano. Mi auguro di farvi sempre vedere cose belle, il mio motto è “poche ma buone!”.



Come colonna sonora del giorno propongo un classico, dei Blackstreet: No Diggity. Oltre ad essere un brano a cui sto lavorando in questi giorni con un balletto, è anche e soprattutto uno dei pezzi che considero come una ”pietra miliare” dell’hip hop e della mia adolescenza. Ogni canzone che scelgo per i miei balletti ha sempre un perché! Buon ascolto! 




Eleonora